E’ stato necessario, soffermarsi sulle tappe storiche principali della Chiesa di S. Rocco. Dopo questa premessa è giunto il momento di osservare i tesori qui raccolti.

Sulla bella facciata di recente restaurata, un affresco emerge sopra il portale di ingresso e domina la piazza. L’antico campanile è visibile, purtroppo scarsamente dalle strade circostanti. Per ammirarlo occorre chiedere l’accesso ad un cortile adiacente. Sopra all’entrata, il coro, completato da un pregiato organo messo in opera dai fratelli Lingiardi, datato 1854. Di fronte, l’altare maggiore, in legno e oro, detto del Santissimo.

Il ricco arredo sacro è stato ospitato in S. Alessandro, quando la parrocchia era elevata a Cattedrale, nel 1803. Sette anni dopo (1810), ritornava in S. Rocco. Accanto a questa meraviglia fanno ala due raffinate grate in legno. Sulla parete retrostante, un bellissimo affresco raffigurante S. Francesco da Paola, opera del Moncalvo (Guglielmo Caccia, 1565-1625). Altri due altari completano la struttura: uno è dedicato alla Vergine Addolorata, l’altro frontale, ai Santi Barnaba e Rocco, già patroni di una vicina chiesa, consacrata nel 1636 e demolita nel 1830.

Osservando l’uscita, alla sinistra, è ubicato lo squisito fonte battesimale, opera dello scultore Angelo Verri. Altri capolavori scultorei sono firmati da Bernardino Bronchi. In marmo botticino sono realizzati, con raffinata maestria, l’ambone e la parte riservata alla celebrazione.

Già si era accennato al dipinto, capolavoro seicentesco di ignoto, intitolato “La Crocefissione”. Del Mensi è l’opera raffigurante Gesù nell’orto dei Getsemani.

La Chiesa è ornata da altri quadri e statue di minor pregio. Alzando lo sguardo, il meraviglioso soffitto con stucchi; alle pareti massicci ornamenti tipici dell’epoca barocca, ancora stupendamente conservati. Dell’antica Chiesa è rimasta la sola parte del coro. La sacrestia, arredata con pregevoli armadi laccati, merita una visita. Prima dell’uscita si notano, incastonate nell’interno della faccìata, alcune lapidi. Rievocano i momenti significativi, avvenuti in S. Rocco. Lasciata la piazza, si va verso C.so V. Marini, percorrendo la via Palestro. All’angolo con via Vochieri, uno dei tanti luoghi di ristoro cinesi che vanno per la maggiore, ha soppiantato il rinomato ristorante Torino. Un tempo i bravi cuochi offrivano ai buongustai ottimi piatti piemontesi. Ora è un ricordo lontano nel tempo: resiste ancora, distante qualche passo, “il Grappolo”. Un’amara considerazione è doveroso esternarla. La cucina di un popolo è un qualcosa di profondo e radicato, un momento di vita insieme, per cui ori angolo di ritrovo gastronomico sostituito, segna un passo, seppure piccolo, verso il degrado della nostra cultura. E’ ostico da ammettere, ma è così.

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