Un momento di riposo: benvenuto al bar “Il Mezzo Litro”.

Un momento di riposo: benvenuto al bar “Il Mezzo Litro”.

L’angolo suggestivo fra, via Milano e corso Monferrato, in un palazzo dal taglio moderno, perfettamente scantonato, contiene una delizia: la degustazione Mezzo Litro.

Ma cos’è questo mezzo litro? Il lettore potrebbe domandare; ciò è quanto si va a verificare.

La titolare conosce quali sono le cose buone, i prodotti genuini, in particolare ha una spiccata propensione per l’enologia. La sua preparazione proviene da corsi specifici, si è  formata nel settore dell’alimentazione, proprio in quella ramificazione, tipica della nostra zona, ben conglobata nell’ambiente naturalistico di Alessandria.

I vini disponibili, in questo scampolo di città, arredato con un certo riguardo, hanno le più impensate provenienze: tutti selezionati, rispondenti ad una raffinata qualità.

Lo scorcio, chiaro pulito e bene, per dirlo con le parole di un famoso scrittore, si presenta con semplicità, senza scordare quelle particolarità dell’arredo, sapientemente  assemblate fra vetro, legno, metallo, pietra; così inserite, da individuare, nella responsabile, quella ricercatezza, non comune, nell’estetica, pur sottolineando una doverosa semplicità.

La degustazione si accompagna con opportuni stuzzichini, approntati da mani esperte, guidate da quello stesso spirito insito nella persona preposta a scegliere le qualità della migliore produzione vitivinicola. L’insieme è da gustare in un momento di serenità, indispensabile per assaporare con gusto, in tutta tranquillità, quanto di meglio l’enologia tradizionale sa offrire.

Mezzo Litro, così è chiamato questo suggestivo angolo, è comparso il 12 luglio dell’anno 2000; in  appena una manciata di mesi, si è distinto, ha saputo farsi apprezzare; è conosciuto per la presenza dei migliori sapori, estratti dalle uve selezionate, maturate sulle soleggiate colline, non solo della Penisola, ma delle migliori terre esistenti sul globo.

La responsabile è a disposizione per assolvere le esigenze di una scelta clientela, sempre servita con doveroso riguardo.

Ecco, dunque, un punto di ristoro, dove abbandonare, almeno per un momento, gli impegni gravosi, per valorizzare quanto di meglio sa disporre la natura.

La carta prende forma: gli origami una nuova forma d’arte.

La carta prende forma: gli origami una nuova forma d’arte.

Gli origami sono figure ottenute con la carta opportunamente piegata e ripiegata. L’esecuzione richiede molta fantasia, una manualità eccezionale, entrambe acquisite con la passione, l’esperienza, tanto buon gusto; il tutto amalgamato con una buona dose d’intelligenza, senso del cromatismo, concetto dei contorni: insomma un’inedita espressione artistica. Gianna Alice non è nuova a questa forma figurativa, acquisita in Giappone: ora propone la propria esperienza, frutto di molto studio, nelle stupende sale del Museo C’era una volta, splendidamente diretto da Elena Garnieri. La protagonista nasce a Biella, si trasferisce in Torino per laurearsi in matematica, divenuta sua città adottiva, dove vive insegnando. La cultura giapponese ha trovato nel suo animo una fertilità insperata. Il Giappone è la costante meta dei suoi viaggi, laddove corre, nell’intento di approfondire la conoscenza della lingua, l’arte di creare origami, nonché apprendere nuove conoscenze sulle diverse forme di arti marziali. Ha, su questo fronte, primeggiato salendo diverse posizioni: il suo nome figura terzo dan di aikido, ha conquistato la cintura nera; il secondo dan di jodo a Tokyo. Sul piano della cultura, sempre in quella Terra, ha conseguito il diploma di lecturer presso la Nippon Origami Association, occupandosi di quest’arte con l’effettiva partecipazione a diversi corsi, mostre, convegni: ottime occasioni per incontrare i migliori maestri origamisti…. L’amore per la piegatura della carta è nata così, per caso, appassionandosi agli origami modulari, pur avvertendo quella spiccata sensibilità verso le forme tradizionali, sempre affascinanti; con la sua naturale inclinazione ha creato numerosi modelli, esposti in diverse rassegne, sia in Italia, come all’estero. L’esperienza, acquisita in tanti anni, è trasmessa attraverso l’editoria con la pubblicazione di un libro; ora è prossima a consegnare, alle stampe, un secondo manoscritto.

Come spostarsi per la città?

Come spostarsi per la città?

Devo andare in centro, su quale mezzo salgo? Si va meglio a piedi o con il bus? 0 la navetta? È meglio salire sulla A, sulla 13? oppure sul mezzo n. 1, 2 … ? Le domande sono poste dagli utenti in seguito al cambiamento dei percorsi cittadini dell’Atm. Diventa sempre più difficile orientarsi, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, in particolare gli anziani i quali sono abituati ad un certo tragitto e, cambiano senza un apparente motivo, è stato per alcuni un grosso problema. Una raccomandazione sempre utile consiste nel prestare attenzione ai propri compagni di viaggio. È pur vero che in Alessandria la delinquenza non ha grosse radici ma, i borseggi o inutili baruffe, sono sempre a portata di mano. L’Atm ha pubblicato una pianta della città sulla quale sono ben marcate le linee percorse dai vari mezzi, dal titolo “Girafacile”. Trascura Spinetta, Cantalupo, ecc…. insomma tutti i sobborghi lontani dal centro, anch’essi parte del territorio comunale. Un’altra carenza è la scala, perfettamente inutile da chi la città la conosce ma, se il governo tenta di sfondare le porte dell’Europa, Alessandria dovrebbe, per quanto possibile, agevolare chi la visita. I vari colori, ben assemblati non dovrebbero creare dubbi al lettore. Le indicazioni marcate in giallo, all’inizio e alla fine di ogni tratto, dovrebbero essere i punti di arrivo o partenza. Alla sinistra di ogni marcatura del tragitto, appare una cifra, o un carattere dell’alfabeto senza alcuna precisazione. Si deduce indichino la vicinanza di un punto fermata del mezzo contrassegnato.

Il Piemonte è sempre più grande: l’ultimo evento è stato il dono della Pinacoteca alla città di Alessandria.

Il Piemonte è sempre più grande: l’ultimo evento è stato il dono della Pinacoteca alla città di Alessandria.

Lo scrigno in cui sono custoditi i preziosi dipinti è stato progettato da Renzo Piano uno dei migliori architetti del nostro tempo. La costruzione è ad un’ora da Alessandria: un’occasione da non perdere.

Il nuovo centro, dedicato all’arte, sorge in un luogo insolito, progettato da Renzo Piano, sul tetto dell’ex fabbrica Fiat del Lingotto, accanto alla Bolla, un’altra opera moderna del rinomato architetto.

La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli è un notevole omaggio all’arte, prima della città, in quanto i possessori delle opere offrono la possibilità, a chiunque, di osservare i migliori soggetti proposti, dai rinomati nomi della pittura impressionista, raccolti, secondo la definizione del progettista, l’architetto Renzo Piano, nello “Scrigno”.

Il nomignolo, così attribuito, non è affidato per caso, piuttosto è la singolare conformazione a suggerirlo; alla stregua di un corpo sospeso, esteso su una superficie di 2.800 mq, articolata su 6 livelli.

La complessa struttura è trattenuta da tiranti in acciaio, retta sopra la celebre pista ovoidale, voluta da un grande Agnelli, quasi a dominare sul tetto della secolare fabbrica.

La sommità della costruzione racchiude 25 capolavori, approntati da grandi maestri della pittura, dagli indiscussi artisti: Matisse, Manet, Renoir, Picasso, Balla, Bellotto, Canaletto, Severini, Modigliani.

Il dono giunge dalla collezione privata della famiglia Agnelli, consegnato alla Fondazione della Pinacoteca, responsabile, fra l’altro, della programmazione espositiva di Palazzo Grassi.

L’edificio, per così dire, oltre alla Pinacoteca, dispone di nuovi spazi, articolati su diversi livelli, ideali per accogliere mostre, rassegne, eventi temporanei.

L’abilità del progettista è stata la raffinatezza di aver ricavato un centro didattico per l’arte, una libreria, nonchè gli uffici della Fondazione, compressa la biglietteria.

La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, è situata in Torino, via Nizza, 230, a due passi dalla nostra Alessandria, nel prestigioso angolo di quello che fu lo stabilimento Fiat del Lingotto: l’orario di visita, da martedì a domenica, è dalle ore 9 alle 19; lunedì chiuso, la visita può essere prenotata con l’accompagnamento di un esperto d’arte, previa prenotazione.

Importante appuntamento d’arte: la città di Acqui propone eventi artistici importanti.

Importante appuntamento d’arte: la città di Acqui propone eventi artistici importanti.

Il titolo della rassegna di questo primo anno del secondo millennio raggruppa i migliori lavori, compresi nel periodo posteriore alla metà dell’800 alla meta’ del ‘900.

La cittadina termale, come ogni anno, propone appuntamenti estivi di considerevole valenza artistica.
Il secondo appuntamento, di questo inizio secolo, trova centinaia di dipinti e sculture realizzate dai più grossi nomi del mondo accademico, nell’epoca compresa fra il divisionismo e l’informale, proprio come riporta il titolo della rassegna.

L’opera, in un certo senso ragguardevole, è firmata da Angelo Morbelli, con il titolo: Mi ricordo quand’ero fanciulla. È sorprendente osservare le giuste pennellate sapientemente impresse sui volti delle anziane, la precisione rimarcata nei loro abiti: la toccante solitudine composta in un ambiente povero, ma grande, nella sua estrema semplicità.

Non è giusto, del resto rimarcare un solo lavoro: tutti dovrebbero essere commentati con lo stesso zelo, la stessa attenzione in quanto il complesso – suddiviso fra due strutture: il Liceo Saracco e l’ex-coltelleria Caimano – racchiude una fetta della nostra migliore arte. I nomi compresi sono innumerevoli, dai più conosciuti a quelli meno, ma la forza espressiva è comune ad una fetta dell’esistenza viva, insita nella migliore espressione figurativa, assai vicina, nel tempo, al nostro modo di essere.

Le opere esposte ricalcano un secolo: il secolo della migliore musica e, non è raro, osservando gli scorci invernali, ascoltare le note di taglio verdiano oppure assaporare, nelle aspre marine, l’odore del sale e, nei paesaggi, il profumo dei fiori o apprezzare la voce del bosco, il silenzio della neve.

Ecco quali sono le sensazioni raccolte dopo una visita, seppure affrettata, all’esposizione.

Ogni tela, ogni blocco scolpito, ha trovato la giusta posizione, sia in quello scrigno del Liceo Saracco; come nell’ampia, dispersiva ala dello spazio, un tempo, riservato ad una prestigiosa attività produttiva.
Il pensiero corre verso la raffinata attenzione degli organizzatori, i quali hanno certamente lavorato alacremente, per riuscire a raccogliere una fetta di tanta prestigiosa arte, mai più ripetibile. E, accanto a tanto impegno, giunga il più sincero grazie da parte dei visitatori.

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