Viaggio curioso attraverso le antiche vetrine: curiosità, notizie sulle attività commerciali, ricercate attraverso le antiche insegne e, tanta disponibilità degli attuali proprietari.
Le mamme di oggi hanno gli stessi problemi delle nostre nonne, quando c’è da acquistare un oggetto per la casa, disporre per il pranzo o la cena, nonostante il terzo millennio sia alle porte. E’ stato questo lo sprono per verificare dove le generazioni passate si recavano per gli acquisti.
I commercianti, dal canto loro, proponevano i prodotti adatti a soddisfare le esigenze delle famiglie di quel tempo: necessità sorte da quando è nato l’uomo e con lui il commercio: dapprima sotto forma di baratto, in seguito evolutosi con l’impiego della moneta.
Le esigenze dei compratori, con il decorrere dei secoli, si sono modificate richiedendo, in principio, generi di primissima necessità, poi di mano in mano che il benessere è accresciuto, si è andati alla ricerca del prodotto utile, successivamente confortevole, fino a giungere a quello griffato, tanto di moda ai nostri giorni. La città, dalla sua fondazione ad oggi, non è rimasta insensibile alle esigenze della popolazione, non ha trascurato passaggi, i negozianti cittadini hanno dovuto adeguare le loro aziende alle richieste sopravvenute degli alessandrini.
L’evoluzione del commercio in Alessandria è ben conosciuto dalla settima generazione dei proprietari di quella panetteria, sita all’angolo di via Verona, la quale ha oltre 180 anni d’ininterrotta attività. Il primo forno, è stato installato nel 1820 per opera d’Alessandro Zoccola. “Un giorno, mio nonno”, racconta l’attuale titolare, “osservando il rancio dei soldati austriaci notava una strana pagnotta, perfettamente riproducibile nel suo forno. E’ nata, così, ra vianeisa, sfornato tuttora vivo nelle nostre mense. I prodotti dell’arte bianca hanno tutti dei nomi” – continua nella discussione – “ciascuno derivato da una circostanza, una storia o da una leggenda. L’azienda, in quasi due secoli d’attività, è attenta alle esigenze della clientela, appronta prodotti al passo con i tempi, senza perdere di vista il meglio della tradizione”.
Gli attuali gestori sono fieri di tanta esperienza, si ritengono inseriti, a ragione, in una città la cui storia molto gli ha donato.
L’alimentazione è una delle prime necessità cui l’uomo non può rinunciare, al pari del riscaldamento, bene insostituibile dei mesi invernali, soprattutto nelle nostre zone. Giovanni Battista Astuti ha ritenuto opportuno porre un rimedio, fondando nel 1846, una ditta divenuta oggi un negozio, sfavillante d’elettrodomestici, ubicato là, in quella via Vochieri 44, dove da oltre un secolo e mezzo, si rivolge alla clientela con prodotti completamente variati, adeguati ai tempi. A quell’epoca, centocinquant’anni, ben portati per la verità, offriva carbone, legna nonché le stufe prodotte nella propria fonderia. I giorni passano, l’azienda, con l’inizio del secolo, è in grado di approvvigionare le famiglie con le bombole a gas e le prime cucine, poi i primi elettrodomestici: alle soglie del terzo millennio, propone il meglio dell’elettronica.
Il giovane Angelo Regalzi, si è nell’anno 1860, tornato nella sua Alessandria dopo la Spedizione dei Mille, ha in progetto di iniziare un’attività. La città economicamente è ad un buon livello, la terra fra Tanaro e Bormida rende discretamente, gli artigiani collocano bene i loro prodotti sul mercato, qualche fabbrica incomincia a produrre e, ogni famiglia ha un’occupazione decorosa. Vincenzo Morosetti, da vent’anni (1840), trasforma l’oro in gioielli, mentre in Alessandria la lavorazione dell’argento muove i primi passi, proponendo raffinati oggetti da regalo. Lo spunto per il bisnonno di Roberto, l’attuale titolare, non manca. Trovati i locali, in via San Lorenzo, con un’adeguata sistemazione, propone prodotti in metallo pregiato: oggetti sia personali, come per la casa, in particolare orologi da tasca. Angelo ha le idee chiare: la via non è adeguata al settore in cui opera, sorgono troppi negozi d’alimentari; il suo raffinato prodotto stona, giorno dopo giorno. Il compito di trasferire la gioielleria in via Umberto I, oggi via dei Martiri, spetta al figlio Luigi, ed al numero 19 apre un punto di vendita di tutto rispetto. Chissà se mai Angelo avrà pensato che il prestigioso negozio, da lui ideato, resisteva nel tempo? Mai, si saprà! La realtà d’oggi riguarda i suoi eredi, prima i nipoti Ubaldo e Renato, poi il pronipote, i quali hanno ottenuto, nel 1960, un ambito riconoscimento dalla Camera di Commercio per i cento anni d’ininterrotta attività.
La conferma dell’incremento dei centri di vendita alimentare nella via del Mercato, l’attuale via San Lorenzo, arriva dalla famiglia Gambera. La moglie, Giulia Sacchi, inizia il commercio di frutta e verdura, nel 1878. L’attività resta in famiglia per oltre un secolo, passando dapprima alla figlia Celestina la quale la cede, a sua volta, al proprio figlio Sandro: ora è da poco tempo gestita da un’altra generazione di commercianti: la famiglia Cresta. I titolari, susseguiti nel tempo, sono riusciti a mantenere, nonostante le doverose migliorie richieste dal tempo e dalle leggi, le strutture murarie e l’arredo di allora, dove si respira ancora quell’aria del secolo passato: e non è cosa da sottovalutare.
Le merceologie sono variate con il decorso dei decenni, soprattutto sono aumentate. La gamma dei prodotti richiede sempre più specializzazione da parte degli operatori commerciali. I bazar, centri, per così dire, in cui si trova dal chiodo all’armadio, di un tempo sono scomparsi, apportando una professionalità più spiccata presso i titolari. Francesco Re è stato il primo ad aprire, nel 1880, un punto di vendita del genere, impegnandosi successivamente nel campo pubblicitario: pare sia stato il primo in assoluto, per incrementare le vendite, ad utilizzare l’uomo sandwich. Egli ha pensato di inviare, in giro per le vie cittadine, persone – per lo più ragazzi – con due fogli di cartone o legno compensato, l’uno sull’addome, l’altro a contatto della schiena, legati alla sommità ed ai fianchi, con un nastro, sulla cui superficie vi erano scritte inneggianti il suo commercio.
L’attività è stata rilevata, verso la metà di questo secolo, dal suo commesso Evasio Provera, il quale ha trasformato, il pubblicizzato bazar, in negozio di giocattoli. Il merito di questo commerciante è stato quello di allargare la superficie di vendita, accorpando i locali dell’adiacente drogheria Taverna, lasciando al figlio Carlo un’attività di tutto rispetto, destinata, a sua volta, alla figlia Cristina.
Lo stesso anno (1880) in cui Francesco Re inizia l’attività, poco distante, Marelli sforna gustosi pasticcini, per la gioia di piccoli e grandi. Il complesso artigianale è stato rilevato, nel 1925, da Carlo Romano la cui attività si protrae fino al 1955, anno in cui subentra Giuseppe Pittatore. I buoni dolci, i saporiti salatini, le brioches croccanti, sono sfornate oggi dal figlio, Andrea. Il contatto con il pubblico è affidato alla gentile signora Marisa, coadiuvata dalla cortese signorina Margherita.
Nel momento in cui si è iniziato a stendere la storia delle attività commerciali alessandrine, ben si sapeva l’indifferenza dimostrata dalle Pubbliche Istituzioni, le quali si sono trincerate fra le pieghe di un inesistente velo della privacy. Mai si sarebbe immaginato, d’altro canto, tanta disponibile collaborazione da parte dei titolari, delle odierne attività commerciali, meritevoli di un caloroso ringraziamento.
Le notizie apprese, tutte curiosamente interessanti, sono indistintamente ragguardevoli di essere riportate però, il numeroso materiale raccolto induce ad una selezione. Nell’impossibilità di descrivere quanto le persone contattate hanno raccontato, si chiede indulgenza a quanti hanno fornito informazioni non riportate, ma soprattutto a chi è gestore di quelle attività intraprese anteriormente al 1880, ancora esistenti e delle quali, purtroppo non si è venuti a conoscenza.